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Avatar di Federica Giuliani

Potrei scrivere molto sui titoli che altri hanno dato ai miei articoli (il più delle volte travisandone il contenuto) :D

Comunque sì, il mestiere di titolista dovrebbe proprio tornare (e non sarei in grado di farlo).

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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

Pensa che ogni mattina leggo le newsletter di Cibo Today e Gambero Rosso e alle volte non mi rendo conto di quale stia leggendo tra le due a causa dei titoli tutti uguali. In realtà la differenza c'è: il Gambero è un po' più variegato e usa varie formule, da quelle classiche di stampo "shock" a quelle che ti propongono la notizia nella prima parte del titolo e poi c'è il colpo di scena nelle seconda parte ("L'Europa approva la carne marziana. Ma gli ambasciatori del pianeta rosso insorgono"). I titoli di Cibo Today invece sono dei poemi senza punteggiatura che si reggono sulle subordinate: l'etichetta del cambiamento che hai usato è azzeccatissima, costituisce praticamente l'80% dei loro titoli, e ti fanno passare la voglia di leggerli. Peccato, perché ci scrive gente in gamba raccontando storie molto interessanti, ma evidentemente i titolari del sito ritengono che non lo siano abbastanza. Proprio qualche settimana fa in una nota qui su Substack avevo evidenziato che in passato un buon titolista era chi ti sapeva riassumere un contenuto in due parole attirando la tua attenzione perché lo spazio su carta era poco e in prima pagina era occupato da caratteri cubitali con dimensioni da 80 a 200. Oggi che lo spazio digitale è virtualmente infinito nel giornalismo online si è persa questa sottile arte riassuntiva che era tipica dei bravi copy, capaci di far vendere milioni di copie. Il vero clickbait, anzi buybait, lo facevano loro, altroché.

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