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Io per gli ultimi viaggi in Islanda e Portogallo ho fatto una triangolazione di Taste Atlas (per scoprire i piatti tipici), Guida Michelin e la combo Google Reviews / Trip Advisor.

E fortunatamente mi è sempre andata benissimo.

In un solo caso ho chiesto consiglio al receptionist dell'hotel e me ne sono pentito.

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Taste Atlas grandissimo consiglio infatti.

Sì, chiedere in albergo per me grande rischio. Senza voler generalizzare - ma facciamolo pure - , molte persone che lavorano al front desk ti consiglieranno i ristoranti amici oppure quelli con cui l'hotel ha degli accordi commerciali.

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I receptionist degli hotel e i taxisti in Portogallo hanno accordi con una serie di ristoranti “caccia turisti”. Come purtroppo la maggior parte delle guide turistiche, che consiglia una serie di posti inevitabilmente privi di locals, ma pieni di cibo malfatto ma “very typical” per turisti. La guida Boa Cama Boa Mesa è l’alternativa locale alla nostra Gambero Rosso, e riporta anche posti “fuori” dal circuito Michelin (in Portogallo, davvero striminzito e forse un po’ outdated)

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Grazie mille della dritta. È forse il corrispettivo de Le Fooding a Parigi? Altra super guida

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Più o meno. È pubblicata da un giornale a tiratura nazionale (stile Espresso, ma al centro) ed ha una parte interessante su hotel e alloggiamenti :)

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Interessante, grazie. Me lo segno per la prossima volta!

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Eater.com per i posti in cui esiste e i reportage vecchi di Munchies sono tra le mie risorse preferite. Tra le “guide”, prova a scaricare Fuoricasello, è un Osterie d’Italia a maglie larghe

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Eater anche io e i reportage di Munchies ❤️ (li facevano quasi sempre i local quindi tanta roba). Fuoricasello devo comprarla, dimentico sempre!

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Gratis su App Store!

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Bellissimo articolo. Siamo in due allora 😁 E vorrei aggiungere, non so se conosci già, ma è molto valida la rivista Cook Inc.

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Certo, conosco. Non ho menzionato le riviste perché è sempre difficile capire quali itinerari trovi dove. Per l'Italia sicuramente più facile.

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Interessante vedere che chi viaggia e mangia di professione non si sta “prostituendo” alle varie “amigo app”. Bella riflessione!

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