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Per quanto una ricetta di Ottolenghi (e il suo Clan) sia più complessa da riproporre rispetto uno spaghetto al pomodoro, quando componi il piatto e lo mangi, è come se fossi in viaggio in un paese lontano dai colori vividi, con cieli blu, pomodori rossi e verdure lucenti e piene di clorofilla. Soltanto la vista dei suoi piatti è un antidepressivo…

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Ottolenghi ha reso “pop” la cucina levantina, togliendo alcune complicazioni ed aggiungendone altre. Rispetto alle ricette “ottolenghiane”, da “giorno di festa”, preferisco sempre la semplicità di quelle di Tamimi, che sono meno “da Chef” ma più da persona che in casa cucina ogni giorno. Ma sono validissimi manuali da seguire per uscire dalla noia trita e ritrita dei tre piatti “esotici” che propongono i ristoranti. Ben venga dunque che ci sia una fan base ottolenghiana in crescita- e con lei, un numero di persone che si avvicina così a una dieta plant based e davvero mediterranea.

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