Sempre puntuale e interessante, la nostra professione è in continua evoluzione. Nel mio lavoro di consulente di comunicazione è fondamentale l'ascolto, raccogliere un messaggio spesso grezzo o appena accennato, e accompagnarlo fino al pubblico giusto. Oltre a saper scegliere con attenzione i media, i tempi, le modalità: la forma è parte del contenuto.
Porsi come i primi brand ambassador, perché di fatto rappresentiamo qualcun altro. Entrando nei suoi codici e non detti, comprendere a fondo la sua cultura, usare il suo tono di voce, come se fosse nostro. È un esercizio di empatia ma anche di responsabilità: per parlare a nome di qualcuno, bisogna conoscerlo davvero. E spesso il tempo è una variabile limitata, quindi ci vuole un grande esercizio di attenzione e cura verso le persone.
In tutto questo, non si tratta mai di un discorso di ego (di me/noi). Le mie/nostre competenze, la mia rete, la mia visione: tutto deve essere al servizio del progetto. Il nome del consulente/dell'agenzia, resta dietro le quinte, perché il protagonista è il cliente.
Forse è proprio li che si gioca tutto il nostro lavoro: saper mettere il nostro know how, al servizio di un racconto che non ci appartiene, ma che abbiamo il compito di rendere memorabile e coerente.
Sempre puntuale e interessante, la nostra professione è in continua evoluzione. Nel mio lavoro di consulente di comunicazione è fondamentale l'ascolto, raccogliere un messaggio spesso grezzo o appena accennato, e accompagnarlo fino al pubblico giusto. Oltre a saper scegliere con attenzione i media, i tempi, le modalità: la forma è parte del contenuto.
Porsi come i primi brand ambassador, perché di fatto rappresentiamo qualcun altro. Entrando nei suoi codici e non detti, comprendere a fondo la sua cultura, usare il suo tono di voce, come se fosse nostro. È un esercizio di empatia ma anche di responsabilità: per parlare a nome di qualcuno, bisogna conoscerlo davvero. E spesso il tempo è una variabile limitata, quindi ci vuole un grande esercizio di attenzione e cura verso le persone.
In tutto questo, non si tratta mai di un discorso di ego (di me/noi). Le mie/nostre competenze, la mia rete, la mia visione: tutto deve essere al servizio del progetto. Il nome del consulente/dell'agenzia, resta dietro le quinte, perché il protagonista è il cliente.
Forse è proprio li che si gioca tutto il nostro lavoro: saper mettere il nostro know how, al servizio di un racconto che non ci appartiene, ma che abbiamo il compito di rendere memorabile e coerente.