Mi è capitato di realizzare un video virale spontaneo per una pasticceria di Genova ancora poco conosciuta. Sono stati in effetti un po' in difficoltà perché hanno un laboratorio piccolo e capita che a volte le brioche finiscano. Ma la titolare ha affrontato la fatica supplementare e ora si è stabilizzata con un giro di clienti molto maggiore. Successo che si merita al 100% e che dalla stampa non sarebbe arrivato perché non ha soldi da investire.
Chi si è risentito sono alcuni clienti abituali, come se l'unica cosa che importante dovesse essere la loro esperienza senza fastidi e non l'andamento positivo di un'attività.
Capisco che sia un limite dover prenotare con molto anticipo o andare all'apertura, ma è qualcosa che nei posti più famosi si è sempre fatto e che di solito significa che quella realtà è di valore e può stare in piedi.
C'è questa mentalità per cui qualsiasi luogo debba essere "nostro" di diritto perché ci siamo vicini o perché l'abbiamo visto prima. Gli altri non dovrebbero poterlo fare - e locali validi dovrebbero essere mezzi vuoti?
Poi credo che, se per i locali i video social fossero un problema, non investirebbero in creator come invece fanno sempre di più
"Raccontare di una cattiva esperienza in uno stellato non va bene (e può non fare notizia)" mi soffermo su questa affermazione, per la quale mi sono trovato già a discutere con diversi colleghi, ma ci tengo a sentire anche la vostra (da grande ammiratore di Commestibile!).
Perchè, se vado in un ristorante - tantopiù stellato - e affronto un'esperienza negativa (che sia di cucina, sala ecc.) non posso (devo) parlarne? Non è un servizio che pago come altri? In nome di cosa devo tacere? Una 'critica' mirata, non faziosa e attinente ai fatti potrebbe giovare anche al locale: ma a prescindere da questo, non mi hanno mai convinto le motivazioni pelose del tipo "ci sono dietro persone che lavorano..." "chi sei tu per criticare il lavoro di? (quello che ha pagato per quel lavoro)" "la giornata no può capitare a chiunque (allora rivediamo il conto finale?)" e via discorrendo. Sono motivazioni che potremmo estendere a tutte le professioni, quindi che facciamo ci sorbiamo tutti i disservizi, le lune, le coincidenze, gli scazzi eccetera eccetera dell'universo lavorativo? Come la vedete? Perchè c'è questa aurea di intoccabilità per la ristorazione? Settore che io adoro e passione della mia vita da sempre.
Con sempre alta considerazione, vi faccio i complimenti per il vostro lavoro.
Ciao Nicola, probabilmente la frase poteva dare adito a un'interpretazione diversa da quella d'origine. Il concetto era: non va bene la critica negativa e non va bene quella ultra positiva, come mai? Ovvero: si criticano entrambe le posizioni, specie se sono frutto del lavoro o dello sfogo di un creator. Per me è scontato che se qualcuno ha da ridire su un'esperienza stellata o meno ha il diritto di parlarne sul mezzo che preferisce, tanto più che la creator in questione secondo me lo ha fatto anche in maniera molto garbata. La cosa che mi ha fatto specie e che il video non sia girato fra addetti ai lavori (in genere avidi di questo tipo di notizie), ma temo che un po' non usino TikTok e un po' non abbiano piacere di sparare a zero su un tristellato.
Buondì Roberta, non potrei essere più d'accordo, avevo chiaramente interpretato male l'affermazione! Mi trovo allineato con te (del resto il colpo di fulmine con Commestibile non mente!) e con la tua chiave di lettura sul disinteresse degli addetti ai lavori su notizie del genere: guai a toccargli i loro tempi sacri (!) La creator non la conoscevo e ho apprezzato molto il suo stile pacato. Poi sull'esperienza Pinchiorri stendiamo un velo pietoso (la foto a pagamento con lo chef è da psichiatra).
Articolo accurato e interessante, come sempre qui su Commestibile.
Io faccio parte dei creator che sono stati intervistati nell’articolo del Post qui riportato. Sinceramente ci sono rimasta un po’ male quando ho letto il titolo, così come anche il resto del tono del corpo del testo, quando sono stata contattata dalla giornalista non sono stata avvertita che avrebbe scritto dei foodie influencers come se fossero dei “criminali” del sistema ristorazione. Ma tant’è.
Per quanto mi riguarda, non mi è mai stata mossa una critica negativa dai ristoratori ogni volta che ho parlato bene di una loro attività (le mie opinioni si basano su studio continuo ed esperienza pregressa all’interno dei ristoranti), così come qualche chef (anche stellato) mi ha bloccata sui social dopo che ho spiegato con educazione cosa secondo me non andava bene.
A mio parere tutte le persone sentite nel pezzo de Il Post fanno parte della categoria che "ha fatto i compiti", ovvero che produce dei video che hanno contenuto e arricchiscono la narrazione gastronomica. Leggendo il pezzo qualche mese fa non ho letto un intento volto a screditarvi in quanto creator, ma il confine forse è abbastanza labile. Sul fatto che in pochi si lamentino della notorietà ne sono certa; poi tu organizzi anche eventi offline molto belli e credo che le persone che arrivano con te in ristorante per loro "nuovo" si convertano in clienti abituali o comunque in target.
Credo sempre di più che il settore gastronomico, specialmente il fine dining, ormai interessi solo agli addetti ai lavori (di cui faccio parte, per ora almeno) e che queste notizie facciano scalpore sui Social ma, alla fine, quanti di quei 7 e passa milioni stavano pensando davvero di andare all'Enoteca Pinchiorri?
Sicuramente pochissimi, anche se nei commenti ci sono persone che lamentano lo stesso trattamento di Enoteca o simili, ma in altri ristoranti. Potremmo vederli come ricettacoli di sfoghi, che mettono in luce le alte aspettative che si hanno quando si spendono cifre importanti. Non sono d'accordissimo, però, che il fine dining interessi solo agli addetti ai lavori: la fascinazione che le altre persone hanno per i ristoranti più famosi (Bottura, Cannavacciuolo, etc) c'è, ovviamente ci sono al tempo stesso anche l'imbarazzo o la poca possibilità di spesa a frenare.
Chiaramente non dico in senso assoluto, ma lo vedo ad esempio nella mia cerchia di amicizie (tutte estranee al mondo food): non conoscono gli chef (a eccezione di quelli della TV) e non sono interessati a spendere tanto per una cena gourmet (pur potendoselo permettere). Ti dico, da addetta ai lavori mi pare che troppo spesso "ce la cantiamo e suoniamo" da soli.
Quello del cantarcela e suonarcela sono d'accordissimo. Come tutte le attività che hanno un costo superiore alla media c'è uno sbarramento all'ingresso molto forte, ma credo che anni di recensioni e articoli assolutamente privi di notiziabilità - cene stampa offerte e interviste agli chef per fare dei "favori" - abbia anche un po' mortificato il settore, rendendolo meno appetibile da fuori. Non a caso molti posti hanno un discreto successo dopo che sono diventati protagonisti di video di creator o influencer.
Il discorso è lungo e complesso. Sui ristoranti “danneggiati dal troppo successo (online) il pericolo c’è - perlomeno qui a Lisbona, una cita letteralmente assediata da turisti e digital nomads di breve corso. Un turista in genere conosce bene le sue date ed orari e può prenotare con lunga distanza anche bar e ristoranti. Il caso qui è il bar Red Frog, si accede solo con prenotazione da un mese all’altro e oltre a me, pochi sono i locals che ci vanno: nella propria città e nel tramtram della vita corrente non ci si pensa a prenotare un bar o un ristorante un mese prima (a meno che non sia una ricorrenza).
Su TikTok e sul perché della vicenda non si sia parlato beh, la maggior parte dei professionisti non sono il eta target di TikTok, non lo sanno/vogliono usare, e l’algoritmo non mostra loro certe cose, probabilmente. Tra tutti i social e quello in cui si “perde” più tempo, che non tutti hanno. E forse, l’opinione di una “straniera che fa la bella vita” non è interessante (penso al poco coverage della serie di Tucci con le Minchilli, ad esempio).
Milano ha invece negli ultimi anni la tendenza a riempirsi in fretta, se il posto è di moda o si mangia poco a dei prezzi ragionevoli (questo a causa di prezzi impossibili nella maggior parte dei ristoranti). Quindi prenotare anche con due settimane di anticipo è la norma, soprattutto se devi vederti con più di due persone. È colpa dei creator? Non credo, o almeno se lo è lo è per un lasso di tempo abbastanza definito (tipo a un paio di settimane dalla pubblicazione di un video virale).
Sul video della creator americana: la cosa per me interessante, a parte le legittime lamentele, è che porta a galla un sistema, quello di mettere a pagamento qualsiasi cosa, anche poco conosciuto nei ristoranti Michelin e non.
Sono rimasta sorpresa onestamente, non mi è mai capitato in nessun Michelin di dover pagare per vedere la cucina, o fare una foto con lo Chef (non che accada spesso, credo anzi che le foto fatte siano sempre state su suggerimento degli chef, sia da Extebarri che da Da Vittorio che in altri posti). Addirittura arrivano cose buone da mangiare e da bere in offerta e pochi giorni fa a Londra mi è arrivato il menù autografato dalla brigata di cucina come regalo.
Forse è Pinchiorri che funziona male e “munge” i clienti (specie quelli un po’ allocchi e stranieri)? Non mi sorprenderebbe nemmeno un po’.
Dimenticavo: first reaction shock alla necessità di prenotare anche a Milano. Ci sono posti a Lisbona dove mi piace andare durante la settimana a pranzo, che diventano impossibili da frequentare in momenti di grande turismo (e sono tutti posti molto da “influencer”). C’è un piccolo buco nella parete che vende panini “bifana” a 2.5€ che ha code di anche 100 persone perché è diventato famoso sulle reti. Un luogo identico e forse anche più buono che vende le stesse cose a 600 metri da lì e diventato il segreto che anche giornalisti e influencers rifiutano di comunicare per mantenere “normale” e non assalito da turisti.
Inconcepibile. Ma dopo che un “famoso west sommelier” di un albergo di Roma con bar nei 50 best ha insultato me e una serie di commentatori in un post recentemente, non mi stupirei di avere riscontri di altri cafoni nell’ambiente del servizio!
Mi è capitato di realizzare un video virale spontaneo per una pasticceria di Genova ancora poco conosciuta. Sono stati in effetti un po' in difficoltà perché hanno un laboratorio piccolo e capita che a volte le brioche finiscano. Ma la titolare ha affrontato la fatica supplementare e ora si è stabilizzata con un giro di clienti molto maggiore. Successo che si merita al 100% e che dalla stampa non sarebbe arrivato perché non ha soldi da investire.
Chi si è risentito sono alcuni clienti abituali, come se l'unica cosa che importante dovesse essere la loro esperienza senza fastidi e non l'andamento positivo di un'attività.
Capisco che sia un limite dover prenotare con molto anticipo o andare all'apertura, ma è qualcosa che nei posti più famosi si è sempre fatto e che di solito significa che quella realtà è di valore e può stare in piedi.
C'è questa mentalità per cui qualsiasi luogo debba essere "nostro" di diritto perché ci siamo vicini o perché l'abbiamo visto prima. Gli altri non dovrebbero poterlo fare - e locali validi dovrebbero essere mezzi vuoti?
Poi credo che, se per i locali i video social fossero un problema, non investirebbero in creator come invece fanno sempre di più
"Raccontare di una cattiva esperienza in uno stellato non va bene (e può non fare notizia)" mi soffermo su questa affermazione, per la quale mi sono trovato già a discutere con diversi colleghi, ma ci tengo a sentire anche la vostra (da grande ammiratore di Commestibile!).
Perchè, se vado in un ristorante - tantopiù stellato - e affronto un'esperienza negativa (che sia di cucina, sala ecc.) non posso (devo) parlarne? Non è un servizio che pago come altri? In nome di cosa devo tacere? Una 'critica' mirata, non faziosa e attinente ai fatti potrebbe giovare anche al locale: ma a prescindere da questo, non mi hanno mai convinto le motivazioni pelose del tipo "ci sono dietro persone che lavorano..." "chi sei tu per criticare il lavoro di? (quello che ha pagato per quel lavoro)" "la giornata no può capitare a chiunque (allora rivediamo il conto finale?)" e via discorrendo. Sono motivazioni che potremmo estendere a tutte le professioni, quindi che facciamo ci sorbiamo tutti i disservizi, le lune, le coincidenze, gli scazzi eccetera eccetera dell'universo lavorativo? Come la vedete? Perchè c'è questa aurea di intoccabilità per la ristorazione? Settore che io adoro e passione della mia vita da sempre.
Con sempre alta considerazione, vi faccio i complimenti per il vostro lavoro.
Ciao Nicola, probabilmente la frase poteva dare adito a un'interpretazione diversa da quella d'origine. Il concetto era: non va bene la critica negativa e non va bene quella ultra positiva, come mai? Ovvero: si criticano entrambe le posizioni, specie se sono frutto del lavoro o dello sfogo di un creator. Per me è scontato che se qualcuno ha da ridire su un'esperienza stellata o meno ha il diritto di parlarne sul mezzo che preferisce, tanto più che la creator in questione secondo me lo ha fatto anche in maniera molto garbata. La cosa che mi ha fatto specie e che il video non sia girato fra addetti ai lavori (in genere avidi di questo tipo di notizie), ma temo che un po' non usino TikTok e un po' non abbiano piacere di sparare a zero su un tristellato.
Buondì Roberta, non potrei essere più d'accordo, avevo chiaramente interpretato male l'affermazione! Mi trovo allineato con te (del resto il colpo di fulmine con Commestibile non mente!) e con la tua chiave di lettura sul disinteresse degli addetti ai lavori su notizie del genere: guai a toccargli i loro tempi sacri (!) La creator non la conoscevo e ho apprezzato molto il suo stile pacato. Poi sull'esperienza Pinchiorri stendiamo un velo pietoso (la foto a pagamento con lo chef è da psichiatra).
Articolo accurato e interessante, come sempre qui su Commestibile.
Io faccio parte dei creator che sono stati intervistati nell’articolo del Post qui riportato. Sinceramente ci sono rimasta un po’ male quando ho letto il titolo, così come anche il resto del tono del corpo del testo, quando sono stata contattata dalla giornalista non sono stata avvertita che avrebbe scritto dei foodie influencers come se fossero dei “criminali” del sistema ristorazione. Ma tant’è.
Per quanto mi riguarda, non mi è mai stata mossa una critica negativa dai ristoratori ogni volta che ho parlato bene di una loro attività (le mie opinioni si basano su studio continuo ed esperienza pregressa all’interno dei ristoranti), così come qualche chef (anche stellato) mi ha bloccata sui social dopo che ho spiegato con educazione cosa secondo me non andava bene.
A mio parere tutte le persone sentite nel pezzo de Il Post fanno parte della categoria che "ha fatto i compiti", ovvero che produce dei video che hanno contenuto e arricchiscono la narrazione gastronomica. Leggendo il pezzo qualche mese fa non ho letto un intento volto a screditarvi in quanto creator, ma il confine forse è abbastanza labile. Sul fatto che in pochi si lamentino della notorietà ne sono certa; poi tu organizzi anche eventi offline molto belli e credo che le persone che arrivano con te in ristorante per loro "nuovo" si convertano in clienti abituali o comunque in target.
Credo sempre di più che il settore gastronomico, specialmente il fine dining, ormai interessi solo agli addetti ai lavori (di cui faccio parte, per ora almeno) e che queste notizie facciano scalpore sui Social ma, alla fine, quanti di quei 7 e passa milioni stavano pensando davvero di andare all'Enoteca Pinchiorri?
Sicuramente pochissimi, anche se nei commenti ci sono persone che lamentano lo stesso trattamento di Enoteca o simili, ma in altri ristoranti. Potremmo vederli come ricettacoli di sfoghi, che mettono in luce le alte aspettative che si hanno quando si spendono cifre importanti. Non sono d'accordissimo, però, che il fine dining interessi solo agli addetti ai lavori: la fascinazione che le altre persone hanno per i ristoranti più famosi (Bottura, Cannavacciuolo, etc) c'è, ovviamente ci sono al tempo stesso anche l'imbarazzo o la poca possibilità di spesa a frenare.
Chiaramente non dico in senso assoluto, ma lo vedo ad esempio nella mia cerchia di amicizie (tutte estranee al mondo food): non conoscono gli chef (a eccezione di quelli della TV) e non sono interessati a spendere tanto per una cena gourmet (pur potendoselo permettere). Ti dico, da addetta ai lavori mi pare che troppo spesso "ce la cantiamo e suoniamo" da soli.
Quello del cantarcela e suonarcela sono d'accordissimo. Come tutte le attività che hanno un costo superiore alla media c'è uno sbarramento all'ingresso molto forte, ma credo che anni di recensioni e articoli assolutamente privi di notiziabilità - cene stampa offerte e interviste agli chef per fare dei "favori" - abbia anche un po' mortificato il settore, rendendolo meno appetibile da fuori. Non a caso molti posti hanno un discreto successo dopo che sono diventati protagonisti di video di creator o influencer.
Il discorso è lungo e complesso. Sui ristoranti “danneggiati dal troppo successo (online) il pericolo c’è - perlomeno qui a Lisbona, una cita letteralmente assediata da turisti e digital nomads di breve corso. Un turista in genere conosce bene le sue date ed orari e può prenotare con lunga distanza anche bar e ristoranti. Il caso qui è il bar Red Frog, si accede solo con prenotazione da un mese all’altro e oltre a me, pochi sono i locals che ci vanno: nella propria città e nel tramtram della vita corrente non ci si pensa a prenotare un bar o un ristorante un mese prima (a meno che non sia una ricorrenza).
Su TikTok e sul perché della vicenda non si sia parlato beh, la maggior parte dei professionisti non sono il eta target di TikTok, non lo sanno/vogliono usare, e l’algoritmo non mostra loro certe cose, probabilmente. Tra tutti i social e quello in cui si “perde” più tempo, che non tutti hanno. E forse, l’opinione di una “straniera che fa la bella vita” non è interessante (penso al poco coverage della serie di Tucci con le Minchilli, ad esempio).
Milano ha invece negli ultimi anni la tendenza a riempirsi in fretta, se il posto è di moda o si mangia poco a dei prezzi ragionevoli (questo a causa di prezzi impossibili nella maggior parte dei ristoranti). Quindi prenotare anche con due settimane di anticipo è la norma, soprattutto se devi vederti con più di due persone. È colpa dei creator? Non credo, o almeno se lo è lo è per un lasso di tempo abbastanza definito (tipo a un paio di settimane dalla pubblicazione di un video virale).
Sul video della creator americana: la cosa per me interessante, a parte le legittime lamentele, è che porta a galla un sistema, quello di mettere a pagamento qualsiasi cosa, anche poco conosciuto nei ristoranti Michelin e non.
Sono rimasta sorpresa onestamente, non mi è mai capitato in nessun Michelin di dover pagare per vedere la cucina, o fare una foto con lo Chef (non che accada spesso, credo anzi che le foto fatte siano sempre state su suggerimento degli chef, sia da Extebarri che da Da Vittorio che in altri posti). Addirittura arrivano cose buone da mangiare e da bere in offerta e pochi giorni fa a Londra mi è arrivato il menù autografato dalla brigata di cucina come regalo.
Forse è Pinchiorri che funziona male e “munge” i clienti (specie quelli un po’ allocchi e stranieri)? Non mi sorprenderebbe nemmeno un po’.
Dimenticavo: first reaction shock alla necessità di prenotare anche a Milano. Ci sono posti a Lisbona dove mi piace andare durante la settimana a pranzo, che diventano impossibili da frequentare in momenti di grande turismo (e sono tutti posti molto da “influencer”). C’è un piccolo buco nella parete che vende panini “bifana” a 2.5€ che ha code di anche 100 persone perché è diventato famoso sulle reti. Un luogo identico e forse anche più buono che vende le stesse cose a 600 metri da lì e diventato il segreto che anche giornalisti e influencers rifiutano di comunicare per mantenere “normale” e non assalito da turisti.
Esatto, ma poi anche urlare dietro a una cliente, spero il tizio fosse un po' alterato per agenti esterni.
Inconcepibile. Ma dopo che un “famoso west sommelier” di un albergo di Roma con bar nei 50 best ha insultato me e una serie di commentatori in un post recentemente, non mi stupirei di avere riscontri di altri cafoni nell’ambiente del servizio!