7 Commenti
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Avatar di Carlo

Come le catene di kebab “gourmet”, ORRORE. È come dire: noi bianchi eleviamo quel cibo filtrandolo secondo i nostri standard (tutti da vedere) per renderlo appetibile e desiderabile

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Avatar di Giulia Scarpaleggia

Interessantissimo! Anche io ho provato a scriverne da un altro punto di vista, ovvero chi parla per noi, quando si parla di cucina italiana? ne è venuto fuori una discussione interessante, soprattutto nella newsletter dedicata a un pubblico internazionale.

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Avatar di Roberta Abate

Ciao Giulia, grazie. Interessante, riesci a linkarmela? In caso contrario me la cerco.

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Avatar di Giulia Scarpaleggia

Ma certo, eccola! Non volevo spammare link senza consenso! https://julskitchen.substack.com/p/on-italian-food-and-identity

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Avatar di Gastroillogica

Capita a fagiolo il tuo post perché sto scrivendo un lungo #rant sulla appropriazione culturale gastronomica di un certo chef spagnolo che non sembra saper fare altro che centrifugare e mettere “on steroids” qualsiasi piatto di qualsiasi tradizione (meno la sua, sia chiaro) tra gli applausi di un pubblico che è perlopiù sbronzo.

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Avatar di Roberta Abate

Del tipo "Solo io posso rendere la "cucina internazionale X" migliore?"

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Avatar di Gastroillogica

Anche - e forse anche peggio di così: “sono stato incoronato miglior chef al mondo, prendo la tua lasagna e ci metto dentro salsa XO e ci sbatto su un qualcosa che al mio orecchio ignorante suona esotico perché mi va”. Non che le tradizioni siano sacre, ma le papille gustative, quello si.

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