In un’epoca che sembra voler fare marcia indietro su diritti e inclusività, riflettere sull’appropriazione culturale nel cibo potrebbe sembrare superfluo. Ma già che siamo qui…
Come le catene di kebab “gourmet”, ORRORE. È come dire: noi bianchi eleviamo quel cibo filtrandolo secondo i nostri standard (tutti da vedere) per renderlo appetibile e desiderabile
Interessantissimo! Anche io ho provato a scriverne da un altro punto di vista, ovvero chi parla per noi, quando si parla di cucina italiana? ne è venuto fuori una discussione interessante, soprattutto nella newsletter dedicata a un pubblico internazionale.
Capita a fagiolo il tuo post perché sto scrivendo un lungo #rant sulla appropriazione culturale gastronomica di un certo chef spagnolo che non sembra saper fare altro che centrifugare e mettere “on steroids” qualsiasi piatto di qualsiasi tradizione (meno la sua, sia chiaro) tra gli applausi di un pubblico che è perlopiù sbronzo.
Anche - e forse anche peggio di così: “sono stato incoronato miglior chef al mondo, prendo la tua lasagna e ci metto dentro salsa XO e ci sbatto su un qualcosa che al mio orecchio ignorante suona esotico perché mi va”. Non che le tradizioni siano sacre, ma le papille gustative, quello si.
Come le catene di kebab “gourmet”, ORRORE. È come dire: noi bianchi eleviamo quel cibo filtrandolo secondo i nostri standard (tutti da vedere) per renderlo appetibile e desiderabile
Interessantissimo! Anche io ho provato a scriverne da un altro punto di vista, ovvero chi parla per noi, quando si parla di cucina italiana? ne è venuto fuori una discussione interessante, soprattutto nella newsletter dedicata a un pubblico internazionale.
Ciao Giulia, grazie. Interessante, riesci a linkarmela? In caso contrario me la cerco.
Ma certo, eccola! Non volevo spammare link senza consenso! https://julskitchen.substack.com/p/on-italian-food-and-identity
Capita a fagiolo il tuo post perché sto scrivendo un lungo #rant sulla appropriazione culturale gastronomica di un certo chef spagnolo che non sembra saper fare altro che centrifugare e mettere “on steroids” qualsiasi piatto di qualsiasi tradizione (meno la sua, sia chiaro) tra gli applausi di un pubblico che è perlopiù sbronzo.
Del tipo "Solo io posso rendere la "cucina internazionale X" migliore?"
Anche - e forse anche peggio di così: “sono stato incoronato miglior chef al mondo, prendo la tua lasagna e ci metto dentro salsa XO e ci sbatto su un qualcosa che al mio orecchio ignorante suona esotico perché mi va”. Non che le tradizioni siano sacre, ma le papille gustative, quello si.