La rivincita della musica sulla mixology
Meno attenzione alle garnish, si infiammano i palchi.
/ Commestìbile / #32
Questa newsletter è in collaborazione con Listo
Gli affezionati di questa newsletter—a proposito grazie per averci seguito sin qui— ricorderanno una riflessione di un annetto fa sui cocktail bar e sulle varie tipologie esistenti. Se non l’hai letta è qui.
Non posso fare a meno di pensare che un anno fa il percepito sulla mixology era abbastanza diverso: il cocktail e l’estetica del locale al centro, tutto il resto accessorio. Ma il cambiamento, almeno a Milano, sembra in essere. I drink appaiono sempre meno protagonisti: si torna a parlare dell’atmosfera, della gente che frequenta il posto e della musica, per anni in balia solo di brutte playlist su Spotify.
Cosa c’è in questa newsletter
Musica e cocktail: non solo listening bar
Berremo più cocktail alla spina?
Meno garnish, più musica, più cazzeggio
I link più interessanti del periodo
Musica e cocktail: non solo listening bar
I più “skillati” di voi andranno con la mente ai listening bar, tipologia di bar che alcuni magazine ciclicamente eleggono a novità del momento. È vero: i listening bar, o hi-fi bar, spuntano in ogni angolo d’Italia—a Milano non sembra esserci altro insieme alle vinerie naturali con piccola cucina—, ma non è l’unico modo in cui si sta tornando alla musica. Si torna a scommettere sui live, in dimensioni più sostenibili. Per intenderci, siamo lontani dai jazz club chiccosi o dai concerti più affollati; siamo invece più vicini ai dive bar e a una dimensione di quartiere.
A Milano una delle prime che ci ha scommesso è stata Claudia Ioviero, con Alibi in zona Gorla a Milano, un paio di anni fa. Grazie a degli spazi importanti, non comuni in città, è riuscita ad organizzare una fitta programmazione fra live e stand-up comedy. Stand-up comedy: altro grande tassello dell’intrattenimento e che sta prendendo piede nelle grandi città italiane.
Come Commestibile, invece, abbiamo aiutato i ragazzi di Nodo Bar, recente apertura a NoLo; Alessandro Clary e Pier Alvise Amistani fanno parte dell’agenzia Groundkeeper Studios e lavorano quotidianamente con la musica; per questo hanno voluto creare uno spazio dedicato ai live “dall’altro lato di Nolo”. Dal giovedì al sabato c’è anche Radio Raheem in diretta dalle loro vetrine.
Da una parte il ritorno al live è una bella notizia; il contraltare fisiologico per i nostalgici è l’ormai conclamata crisi delle discoteche: qui Lettera 43 analizza il caso del Detune, hi-fi bar inaugurato negli stessi locali del ei fu Atomic Bar.
Realtà sostenibili che diventano spazi privilegiati per piccoli live e dj set, dove spesso non c’è bisogno di un biglietto o di prenotazioni: abbiamo finito di contemplare cocktail di magistrale fattura in silenzio in uno speakeasy?
Berremo più cocktail alla spina?
E se al posto di bar con al centro la miscelazione tornano locali più sfaccettati con la musica in primo piano, che sia live o dj set, allora va ripensata probabilmente la modalità di somministrazione dei drink. La velocità del servizio diventa centrale: fare dieci spritz di fretta, col rischio di sbagliare, o affidarsi a prodotti come cocktail alla spina?
Questa newsletter è in partnership con Listo, giovane azienda milanese di cocktail alla spina di qualità, che fornisce ai bar drink veloci e fatti bene. Il progetto di Listo nasce con due finalità: ridurre gli sprechi,—un fusto risparmia circa 10 bottiglie di vetro e 80 bottigliette di soda—, e rendere il lavoro di un bar più efficiente.
Ogni fusto contiene 160 drink già pronti, facili e veloci da servire.
Negli ultimi giorni Listo ha lanciato anche una partnership con Lemon Soda per due drink sodati icona dell’adolescenza: Gin Lemon e Vodka Lemon. Queste due nuove varianti—le abbiamo provate durante l’evento di lancio al DOM— presentano una buona dose di limone e nessuna dolcezza estrema, dunque dieci spanne sopra ai drink che bevevamo in discoteca.
Se anche tu vuoi sponsorizzare questa newsletter scrivi a roberta.abate@commestibile.com
I cocktail alla spina sono ormai in circolazione da 10 anni, almeno in USA. E se proprio negli States i consumi della birra alla spina e del vino diminuiscono, i bar si aprono proprio ai cocktail alla spina.
“Americans are drinking more servings of spirits today than in decades past, at the expense of beer and wine. To meet that demand, venues are turning to kegged cocktails as an efficient way to deliver consistent drinks, fast.” si dice in questo articolo del Washington Post. Che questo succeda anche in Italia? Il vino qui non conosce certo la stessa crisi, ma il comparto della birra potrebbe invece essere rimpiazzato da quello di drink facili e beverini?
Meno garnish, più musica, più cazzeggio
In questo articolo di Cibo Today di Martina Di Iorio si chiedeva ai bartender milanesi del perché si aprissero soltanto bar à vin—vinerie con cucina—e sempre meno cocktail bar. Alcune delle risposte possono darci la chiave per comprendere la trasformazione dei bar. Da un lato i prezzi: Domenico Carella (Carico) dice nell’intervista: “Il cliente medio di questi locali cerca un momento di condivisione con una spesa inferiore rispetto a un cocktail bar più strutturato.” Milo Occhipinti (Unseen) invece: “[…] la proliferazione dei bar à vin è in parte dovuta a questo e in parte a un nuovo modo di consumare delle generazioni più giovani, che scelgono i superalcolici in maniera inferiore rispetto al passato”.
Il cocktail bar, per come è concepito e sviluppato, appare in un attimo poco contemporaneo. Se i giovani, e meno giovani, si dirigono verso i bar à vin, c’è chi approccia ai baretti di quartiere, meno impegnati e dai costi più bassi, con un compromesso sulla qualità della miscelazione. E se la discriminante diventa anche l’intrattenimento, ecco che la musica o la stand up possono giocare dei ruoli decisivi nel riempire o non riempire un locale.
I link più interessanti del periodo
L’altra piramide: cucina mediterranea vs asiatica (Editoriale Domani)
A guidare i consumi degli italiani sono le bollicine. In ascesa anche i cocktail premiscelati (Gambero Rosso)
Dear Diners, You Don’t Have to Help Clear the Table at a Sit-Down Restaurant (Bon Appétit)
Cosa c’è dietro tutti questi panettoni artigianali (Il Post)
Storia del museo italiano tutto dedicato al suolo (uno dei pochi al mondo) (Cibo Today)
Why humans feel the need to feast together (BBC)
Svalbard’s Global Seed Vault Banks Biodiversity and Sprouts Controversy (Atlas Obscura)
Li vuoi quei Kiwi d’oro (Ellissi)
We Went on a Boozy Night Out with the Best Pizza Chefs in Naples (Munchies)
Danimarca. Un miliardo di alberi per riconvertire i campi coltivati in foreste (Lifegate)