Il game show della tv anni'90 e lo snack al cioccolato
La Nestlé negli anni '90 sponsorizza un gioco interattivo in tv a cui si gioca da casa con il telefono fisso. Il ricordo di un branded entertainment che forse oggi non potrebbe esistere.
Inizio in realtà con due comunicazioni di servizio:
Abbiamo saltato un giro con Commestibile, un po’ per impegni, un po’ perché la settimana del 25 novembre parlare di altro avrebbe un po’ impoverito un messaggio che per noi è molto importante. Sull’argomento violenza di genere segnalo la newsletter di Lavinia Martini, che invece ha scritto diverse cose sacrosante su questo settore e le donne. Ispirata proprio da quella newsletter nelle mie stories personali su IG ho approfondito uno dei punti sviscerati da Martini: l’annoso caso dello chef piemontese che ha l’abitudine di picchiare le sue compagne. Il problema è che nell’ambiente ristorativo e giornalistico in molti sanno di questi episodi di violenza inaccettabili, ma lo chef in questione viene ancora intervistato e invitato ad eventi blasonati. Il nome non viene esplicitato perché io, Martini e le altre che ne hanno fatto menzione, non abbiamo le spalle così larghe da poterci permettere una causa per diffamazione, ma non è difficile arrivarci se si è un po’ dentro le dinamiche dell’alta ristorazione.
Lascio qui le mie stories su IG per completezza:
Con Victoria Small stiamo lavorando a un po’ di bei progetti. Fra questi, stiamo lavorando alla consulenza di un locale (dal concept all’offerta food, passando per l’identità) che vedrà l’alba per l’autunno 2024. In più abbiamo lavorato a un evento che invece si tiene stasera, la festa riapertura di Manna, il locale dello chef Matteo Fronduti. Qui qualche informazione sull’evento che è aperto al pubblico. Quindi se siete a Milano venite a dirci “Ciao!”.
Il ristorante Manna riapre dopo 4 mesi di chiusura per un maxi restyling, dove si aggiunge anche una parte dedicata al cocktail bar.
Se non avete ancora prenotato un tavolo è il momento di farlo.
/ Commestìbile / #15
Finite le questioni pratiche, andiamo con questa newsletter forse più scarna di link delle altre, ma che vi premia “sbloccando un ricordo” che ha a che fare con del brandend content fatto bene, a fine anni 90, in tv.
Il sommario di questa Newsletter
Cos’era Lion Network
Branded Content anni ‘90 fatto bene
Zuccheri e televisione
Tutti i link di questa newsletter
Cos’era Lion Network
Avevo circa 10 anni quando nel soggiorno di casa mia cercavo inutilmente e con foga di partecipare a Lion Network, un programma interattivo di Telemontecarlo (poi su TMC2) in cui i concorrenti giocavano grazie alla tastiera del telefono fisso, come fosse un joystick, in diretta tv. Si trattava di una sorta di videogioco in cui il tuo leone su un carretto doveva superare ostacoli e accaparrarsi bonus vari, il tutto per fregiarsi di avere un punteggio più alto degli altri giocatori o cercare di vincere premi anche abbastanza danarosi (in un’edizione in palio c’era addirittura un’auto). A questo link vi lascio il funzionamento e la sua evoluzione come videogame.
Lion è anche una barretta al cioccolato e caramello della Nestlè, simile a tante altre in circolazione, che non solo aveva dato il nome al gioco, ma che appariva in vari momenti topici del programma, informa digitale e analogica.
A condurre le ultime edizioni c’era una giovanissima Adriana Volpe.
Lion Network era un programma dedicato a bambini e giovanissimi, gli ideali fruitori di uno snack a base di wafer, riso soffiato, cioccolato e caramello salato, una schifezza a livello nutritivo, ma appetibile anche adesso per la me quasi 40enne. Lion esiste ancora, anche se nel nuovo millennio ha avuto forse meno fortuna di altri snack simili come Twix o Snickers.
Tenendo conto che il programma andava in onda durante la settimana prima di cena, e i fine settimana prima di pranzo, la voglia di un Lion, dopo aver visto la conduttrice mangiarlo voracemente, era come capirete inarrestabile.
Branded Content anni ‘90 fatto bene
Il programma è andato in onda dal 1994 al 2000, e col tempo da piccolo inserto di 15 minuti si è evoluto in un programma contenitore più lungo che ospitava anche cartoni animati, quelli alternativi a Mediaset e Rai.
In quegli anni Telemontecarlo era, infatti, la terza emittente, per i più giovani: nel 1992 fu acquistata da Cecchi Gori che aveva costituito una sorta di polo televisivo alternativo insieme a VideoMusic, che diventò in seguito TMC2. Oggi la sua evoluzione è, come forse sapete, La7.
A Telemontecarlo andavano in onda i cartoni animati alternativi, le prime serie di telefilm diventati icona come Sex in the City e programmi tv per certi versi innovativi. Fra questi Lion Network (prima The Lion Trophy), un programma finanziato quasi esclusivamente dagli inserzionisti—in questo caso Nestlé— e ceduto poi all’emittente, che lo mandava in onda.
La forza di questo game show non era tanto quello di farsi finanziare da Nestlé quanto il carattere interattivo, grande sogno televisivo degli anni ‘90, che aveva però all’epoca poche tecnologie a disposizione. Oltre a quella del telefono utilizzata da Lion Network, c’era stato un tentativo con Quizzy, un telecomando con cui si poteva giocare a determinati inserti tv, dedicati al pubblico da casa, durante i più importanti game show dell’epoca, vedi La Ruota della Fortuna e Tutti per uno. In breve Quizzy dimostrò molti limiti tecnici e non ebbe il successo sperato.
Quando si parla di innovazione nel branded content, ovvero i contenuti fatti dai brand o in collaborazione con i brand, è difficile dunque non guardare indietro a esempi televisivi lungimiranti, e forse imbattuti, proprio come Lion Network. E non parlo solo di nostalgia da old millennial: se analizziamo il contenuto proposto (ovvero il videogioco), il target e l’inserimento del prodotto, il programma Lion Network è stato un prototipo di branded entertainment da manuale.
Zuccheri e televisione
Rimaniamo sempre nella rassicurante culla degli anni ‘90, in particolare dei programmi da bambini, dove forse la sperimentazione anche da parte dei brand era più spinta.
Qualcuno di voi ricorderà il gioco a squadre di Bim Bum Bam, Il Gioca Joy, ovviamente sponsorizzato dalle caramelle Fruit Joy.
I bambini in questo game show erano divisi in squadre, che ricordavano i gusti delle caramelle, e dovevano rispondere a domande di cultura generale; qui la scenografia era piena di enormi FruitJoy che servivano un po’ come props per le varie fasi della trasmissione. Vedere quel programma portava automaticamente a cercare di rubare uno pacco di caramelle alle casse dei supermercati. Ma non è stato l’unico gioco sponsorizzato da un brand su Bim Bum Bam; nel 1993 viene trasmesso anche Mega Parties, questa volta dalle Smarties, sempre Nestlé.
Probabilmente oggi non sarebbe più “etico” mandare in onda interi game show che promuovono prodotti pieni di zuccheri, destinati a una fascia molto condizionabile come i bambini, ed è altrettanto vero che i programmi sulla tv generalista per i più piccoli non hanno più la centralità di una volta, se consideriamo lo streaming e il controllo più stringente che i genitori esercitano su quello che guardano i bambini.
Rimangono ottimi esempi di come il settore alimentare, specie della GDO, si sia infiltrato in spazi di gioco e svago giovanili, in modo subdolo ma al tempo stesso terribilmente efficace.
Tutti i link di questa Newsletter
The Lion Trophy Show: il successo di un leone in un carrello (GamesVillage)
Telemontecarlo (Wikidata)
Vent’anni fa nasceva Quizzy (Davide Maggio)
Why Millennials Can’t Grow Up (The Atlantic)
Fantastico il Lion Network, ho passato le serate a guardarlo! Io nemmeno potevo provare a partecipare perché manco ce l'avevo un telefono a toni. E questo, unito a quel bellissimo mix di grafica 2D e 3D, all'epoca mi faceva sembrare tutto così futuristico (a casa mia qualsiasi tipo di tecnologia è arrivata sempre con anni di ritardo). Devo dire però che non sono mai stato portato ad acquistare un Lion solo per averlo visto in tv. A dire il vero, non era nemmeno tra i miei snack preferiti, ma oggi lo preferirei sicuramente di più a un Mars on Twix.