Andare a cena con persone sbagliate
Un discorso legato ai soldi, agli amici che maltrattano il personale di sala e non solo.
/ Commestìbile / #12
Qualche estate fa ero in vacanza con degli amici, e con loro degli altri amici che conoscevo solo di vista. Come spesso accade, avevano chiesto a me di scegliere il ristorante raccomandandosi di accontentare un po’ tutte le richieste. Sullo stress di prenotare i ristoranti per un gruppo che supera le quattro unità ne riparliamo in un’altra puntata.
Ognuno ordina in piena libertà, alcuni si trattengono chiedendo ad altri se intendevano dividere “quel secondo piatto” perché tanto “io mangio solo un primo”, altri fanno dei grandi proclami ben udibili a tutta la tavolata: “Io non bevo il vino, magari l’assaggio soltanto”. Una lettera d’intenti chiarissima per quando sarebbe arrivato il conto: io non pagherò il vostro vino e non pagherò i vostri piatti in più.
Il sommario di questa Newsletter
Perché ci incazziamo così tanto a tavola?
Quando vai a cena con chi spende troppo
Soldi, amici e ansie sociali
Andare a cena con la persona sbagliata: i vostri racconti
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Non sono mai stata una grande sostenitrice del pagare alla romana quando si ordinano cose diverse, ma quel gruppetto di amici di amici, oltre a lamentarsi tutto il tempo per il ristorante scelto “troppo caro” o del “cameriere scorbutico”, poi qualche mezzo bicchiere di vino se l’erano bevuto e qualche assaggino lo avevano fatto dai piatti altrui, senza trattenersi più di tanto. Allora come avremmo diviso il conto in maniera equa?
Ognuno è libero di prefissarsi un budget quando esce, e nessuno deve imporre la propria capacità di spesa—o voglia di spesa—a qualcun altro. Ma in quell’occasione non mi vergogno nell’essermi chiesta il perché delle persone benestanti, che andavano in barca, che sembravano dediti al quiet luxury, e che avevano chiaramente fame, si sbattessero tanto per pagare meno. Lo so, ognuno spende i soldi come vuole e come è abituato, ma quando si è a tavola insieme si è di fatto in un micro-spazio; siamo rinchiuse, in modo quasi claustrofobico e per un periodo limitato, con persone estranee che potrebbero infastidirti o diventare in breve le tue migliori amiche. È il potere della condivisione del pasto, o la sua maledizione.
Alla fine quegli amici di amici hanno pagato una ventina di euro in meno di noi, ma avevano mangiato più o meno le stesse quantità e sbevicchiato dalle nostre bottiglie di vino approfittando della confusione (vi ho visto, cosa credete). Poi mi sono ricordata che quegli amici di amici erano anche gli stessi che a una cena di un collega, dove tutti dovevano portavano qualcosa da mangiare, si erano manifestati alla porta con una ciotolina con dentro un contorno fatto di fagioli in scatola e cipolla cruda. Tutto tornava.
Perché ci incazziamo così tanto a tavola
Decidere di imbarcarsi in attività, che hanno al centro il denaro, solo con le persone giuste può aiutare a non vivere molte delle ansie collegate all’andare fuori a cena o a farsi un viaggio di gruppo.
Convinta di essere una persona abbastanza paziente per quanto riguarda le dinamiche di gruppo, mi chiedo ancora perché questo aneddoto, insieme ad altri, mi faccia ancora incazzare così tanto. Sono diventata così intransigente con chi vuole “rubare” il mio vino? Sono pochi spicci sul conto che mi irritano? Oppure è la cosiddetta legge dell’attrazione: mi trovo in sintonia solo con persone che la pensano e si comportano come me?
C’è da chiederselo, perché poi io quegli amici di amici, un pochetto furbi e un po’ di manica corta non ho voluto incontrarli più, almeno al ristorante o in situazioni in cui c’entrava il cibo.
Lavinia Martini su CiboToday ha affrontato di recente la questione del pagare alla romana, cercando di dare un’idea più o meno completa di significati, di differenze culturali e delle conseguenze per ristoratori.
“Dal dibattito online di cui fa menzione anche la Crusca (un esempio qui) si evince che su “pagare alla romana” esiste la stessa fluttuazione, ovvero per alcuni può significare “dividere in parti uguali” e in altri “dividere secondo la spesa di ciascuno”.
Quando si cerca sui siti americani “come dividere il conto al ristorante” ci si imbatte in articoli abbastanza simili l’uno con l’altro: si parla dell’imbarazzo, delle app per restituire i soldi a chi ha anticipato (altro tema), dell’etichetta, etc. Questo su Bon Appetit e questo su Eater, infatti, non differiscono molto l’uno dall’altra e sono abbastanza pragmatici, portando avanti argomentazioni oggettivamente valide.
Quando vai a cena con chi spende troppo
Poi c’è il tema della capacità di spesa e anche delle abitudini dall’altra parte del racconto: cosa succede quando hai degli amici che sono abituati a spendere più di te, non solo sul cibo? In quel caso le persone “più ricche” dovrebbero avere la sensibilità di chiedere agli amici cosa fare o dove andare a mangiare? Ogni volta, o basta farlo quando si intende fare una cena da uno stellato?
Sono tutte domande aperte, perché qui siamo in un territorio dove le risposte errate non esistono, ma ne esiste invece una universalmente corretta: ci sono persone sbagliate e persone giuste con cui andare a cena. Persone con cui ci sentiamo di non dover fare disclaimer di nessun tipo mentre organizziamo una cena, e persone con cui abbiamo il timore che il momento del conto sarà stressante per un motivo o per un altro.
Decidere di imbarcarsi in attività, che hanno al centro il denaro, solo con le persone giuste può aiutare a non vivere molte delle ansie collegate all’andare fuori a cena o a farsi un viaggio di gruppo. Bisogna quindi trovarsi qualcuna/o con cui parlare di denaro non sia un problema, fra le altre cose.
Soldi, amici e ansie sociali
Andare d’accordo a tavola è simile al pensarla nello stesso modo dal punto di vista politico. “Esagerata”, avete ragione, ma è vero anche che, una volta tolta la discriminante “abbiamo tutti votato per i Verdi alle scorse elezioni”, se poi ci accapigliamo sulla scelta di un ristorante o su come trattiamo i camerieri, allora le dinamiche in un gruppo o di un’amicizia possono cambiare.
Un po’ perché vorremmo che gli amici ci assomigliassero in tutto, e questo può diventare problematico per i rapporti interpersonali.
“We argue that believing people have an underlying essence allows us to assume or infer that when we see someone who shares a single characteristic, they must share my entire deeply rooted essence, as well.” si legge sempre l’articolo su The Brick.
Poi c’è il fattore denaro, che come dicevamo prima può inficiare molto in un rapporto amicale. In questo articolo di Vox del 2022, si citano diversi studi sull’argomento e sulla difficoltà di parlare di denaro con gli amici:
Nearly half of millennial and Gen Z respondents in a 2017 PayPal survey cited money as impacting a friendship. A 2018 Credit Karma/Qualtrics survey found nearly 40 percent of millennials spent money they didn’t have and went into debt to keep up with peers. According to a 2021 survey from Insider, people would rather talk about current events, politics, and relationships before discussing money with their friends.
La soluzione come sempre sarebbe non avere paura di parlare di soldi, grande problema in Italia, ma non solo. Lo spiega bene Mariachiara Montera—che fra le altre ha un’interessante newsletter chiamata Conserve.
In questo pezzo di Domani di qualche mese fa, Mariachiara racconta di sé, della sua ansia economica da freelance e non solo. Non parla di ristoranti o cibo, ma parla della vergogna legata al discorso denaro, che è un po’ il punto da cui partono molte conversazioni di questa puntata della newsletter.
Quanto guadagni definisce chi sei, e il tuo valore: ha a che fare con lʼidentità, e anche con la cultura e lʼeconomia. Solo che questo lo capisci dopo.
La pressione psicologica di non guadagnare abbastanza mette a repentaglio non solo amicizie, ma la stessa serenità di godersi il momento a tavola. Sempre dal pezzo di Vox:
Clayman and Jackson agree that while money brings up uncomfortable emotions, the root cause is always something else. Perhaps you grew up in a scrappy, blue-collar community and your high-earning corporate job makes you feel uncomfortable around your childhood friends who don’t make as much as you do now.
Chi sono le persone sbagliate per voi
Ma andare a cena con le persone sbagliate non si significa solo accapigliarsi, essere espliciti o passivo aggressivi sui soldi: significa anche tenere a bada amici maleducati o sommelier che hanno appena finito il corso all’AISS e che ti vogliono parlare di tannini. Quindi ho chiesto su Instagram le vostre peggiori esperienze a tavola con amici o conoscenti qualsiasi.
E sono venute fuori alcune testimonianze interessanti, che terrò tutte anonime.
Chi prenota a caso
“Ho amici che prenotano più ristoranti per la stessa sera e poi scelgono random. Oppure prenotano per un numero, ma poi vanno in meno o in più, litigando se glielo fanno notare”.
Chi maltratta lo staff del locale
“Una mia amica quasi sempre maltratta il personale o se ne lamenta. Mi fa vergognare tanto. Il suo atteggiamento padronale/classista mi mette fortemente a disagio. E poi ho paura che ci sputino nei piatti”.
A questa persona ho chiesto in direct anche se questo limitasse in qualche modo la sua serenità quando doveva uscire con lei. “Moltissimo” la sua risposta.
Un’altra testimonianza parla del maltrattamento dello staff dei ristoranti
“Amici che trattano male il personale di sala = non ci vediamo praticamente più”.
Le aspre differenze culturali
“Cena con coppia di finlandesi che ci fecero assaggiare l’aringa marinata nei frutti di bosco. E in altri modi. Cibi a cui non eravamo pronti, ma gli altri entusiasti della loro cultura insistono per farteli assaggiare”.
Dividere o non dividere?
“Persone che non condividono i piatti, poi si mangiano anche la tua mise en place”
“Cesenatico, pranzo di Pasquetta con gruppone di amici in ristorante di pesce con menu fisso per l’occasione che comprendeva anche l’amaro. Un conoscente portato da uno degli amici decide che un normale amaro non gli andava bene e ordina un whisky giapponese, che il ristoratore inserisce giustamente come voce a parte di 10 euro. Il conoscente in questione fa finta di niente e lascia che questa voce venga divisa alla romana, ma io decido che per principio non sia un comportamento corretto e glielo faccio notare, chiedendogli di pagarselo lui”.
Problemi etici a tavola
“Cena di gruppo in ristorante scelto da altri e che noi non conoscevamo: ci sono busto e frasi del Duce sulle pareti”. Sull’etica nella scelta di un ristorante ne avevamo scritto qui.
Il dramma del sommelier a tavola
“L’incubo di uscire con chi ha appena finito, o peggio con chi ha cominciato il corso da sommelier, e che non vede l’ora di dirtelo. E soprattuto di dimostrarlo a chiunque sieda al suo tavolo, trovando che QUALSIASI vino si porti sappia di tappo, raccontando il terroir, i produttori, la filossera. Perdendo un’ora a leggere la lista, quando fino alla settimana prima beveva vodka e Red Bull. E anche contestando chi al vino preferisce non dedicarsi, perché ‘Ma come, così non ti godi l’esperienza a pieno’”.
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Un nuovo modo di vestirsi da ricchi (Il Post)
The Science of Attraction: Why Do We Fall for Certain People? (The Brink)
Pagare alla romana. Sana abitudine conviviale o mezza fregatura? (CiboToday)
How to Split the Bill at a Restaurant, No Matter How Complicated (Bon Appétit)
How to Split the Check Without Annoying Your Friends (or Your Server) (Eater)
Cosa fai quando i tuoi amici guadagnano molto più di te (Vice)
How to keep money from tearing your friendships apart (Vox)
Non vergogniamoci a parlare di soldi (Domani)
puntata molto interessante!!!!!